Con grande piacere, raccontiamo agli amici di Cantabile la nostra prima trasferta corale, a visitare gli amici di Radicondoli in un piacevolissima ottobrata toscana…
Grazie a Daniela Lenzi, che ha scritto questi appunti raccogliendo emozioni e parole di tutti!
“Noi, “mature” donne del Coro d’argento, abbiamo affrontato questa trasferta corale con l’ansia e l’entusiasmo delle liceali e dobbiamo riconoscere che questa è stata davvero una bella esperienza. Al di là delle mete esotiche e dei luoghi insoliti e sofisticati, che a volte ricerchiamo, questa è stata per noi l’esperienza di un felice ritorno al passato, ad un paradiso perduto, a cui tutti aneliamo, ma in cui, però, non siamo più disposti a vivere.
Si trattava del nostro primo scambio corale, il coro Radiconventomusica era stato nostro ospite in maggio a Torino e ora toccava a noi ricambiare la visita a Radicondoli, un piccolo paese nella provincia di Siena. Un incontro di musica “sociale”, utile ad aggregare e a comunicare il piacere di stare insieme e divertirsi cantando. Grazie alla professionalità del maestro e dei musicisti che ci hanno accompagnate, il risultato è stato piacevole e l’atmosfera che si è creata tra noi e tra coloro che ci hanno ospitati è stata di vera amicizia.
Dopo le rispettive esibizioni, durante la cena, ai tavoli ci siamo mescolati e abbiamo fatto conoscenza con gli abitanti del paese e dall’incontro sono scaturite anche molte riflessioni.
Belforte, il luogo dove ci siamo esibite, è un piccolo borgo, di case antiche e ben tenute, abitate solo da pochi anziani, molte le case in vendita e lo spopolamento che ha colpito tanti borghi, d’Italia, offusca qui la grande bellezza del paesaggio. Mancano le voci dei bambini, manca il rumore della vita che scorre e il silenzio regna sovrano. Cantare nel borgo a noi, che del borgo non eravamo, ha dato la sensazione di riportarci la vita e di essere di aiuto a tutti coloro che restano abbarbicati al terreno e fanno di tutto perché i il paese viva, suoni e canti.
“Paese mio che stai sulla collina
Disteso come un vecchio addormentato
La noia l’abbandono il niente
Son la tua malattia
Paese mio ti lascio io vado via…”
Ormai si va dove c’è più possibilità lavoro, dove si sogna una vita migliore, e poi ci capita di scoprire all’improvviso che la vita vera era lì nel paese, nella terra dei padri, di cui siamo impastati, dove il ritmo del giorno è scandito dal suono delle campane.
Anche in Toscana, come altrove, nel dopoguerra c’è stato un lento abbandono dell’Italia ’rurale che ha determinato un grande calo demografico. E’ stata l’emigrazione dei pastori sardi che provenendo da terre povere, e cercando nuovi pascoli per i loro greggi, che è riuscita a rivitalizzare la zona e a portare in quella terra un progressivo ripopolamento e un miglioramento dei terreni, dove oggi si producono, olio, vino e formaggio e dove è nata anche un’imprenditoria turistica che trae profitto dalla bellezza dell’ambiente naturale.
Il paesaggio collinare e le grandi distese di verde sono la ricchezza di questa terra.
L’indomani abbiamo visitato il paese e abbiamo visto con che cura è tenuto e l’offerta culturale che viene fatta per tenerlo in vita perché la gente possa continuare a viverci e addirittura sia incentivata a venire.
Sulla strada del ritorno, scambiandoci le impressioni, tra amiche, perché il viaggio ci ha consentito ancor più di essere unite, riflettevamo proprio sulle difficoltà della vita che potevano esserci in un paese rurale, i tempi lenti, la fatica, la mancanza di particolari attrattive che ha determinato il successivo inurbamento al confronto della vita metropolitana più stressante sì, ma anche più intensa e gratificante.
“Com’è bella la città
Com’è grande la città
Com’è viva la città
Com’è allegra la città
Vieni, vieni in città
Che stai a fare in campagna?
Se tu vuoi farti una vita
Devi venire in città
Chissà se valeva la pena abbandonare il paese e rimpiangerlo poi per sempre?
Oggi forse c’è un cauto desiderio di ritorno al passato o meglio di un nuovo futuro, perché alcuni giovani, tornano ai campi e alla vita nei borghi, che con le facilitazioni offerte dalla odierna tecnologia, non ha più la durezza dei tempi passati. Chissà?
Via via
Vieni via di qui
Niente piu’ ti lega a questi luoghi …
Alla fine del viaggio ho anche avuto un ‘illuminazione” e ho capito il titolo della locandina del concerto, a cui, in verità, non avevo prestato attenzione: “In Canto, InViaggio” che credo giocasse sulla doppia accezione della parola incanto che vuol dire sì, cantare insieme, ma anche incanto, nel senso di incantesimo, quel fenomeno a cui si attribuisce il potere di proiettare magicamente il reale in una dimensione sovrannaturale o inconsueta.
Cosi è successo, anche a noi, in questa occasione, quello che accade in rare coincidenze della vita, e la foto che segue lo testimonia, tutti, proprio tutti, siamo stati presi da “incantamento”, Giorgio, Adriana, Natalina … ed io.