Anche il festival Musica alla Spina si apre con un concerto di alto livello: I Musicanti di Riva presso Chieri, un ottetto di musicisti polistrumentisti che daranno vita a uno spettacolo/concerto sulle tradizioni musicali piemontesi.
Animatori del “museo del paesaggio sonoro” di Riva presso Chieri, i musicisti del gruppo ricercano da anni tradizioni e stili popolari per ripresentarli in una chiave leggera ma etnomusicologicamente rigorosa. Ne emerge uno spettacolo piacevolissimo, ricco di colpi di scena e di grande profondità.
Con questo concerto si inaugura una serie di appuntamenti relativi alla musica nelle diverse tradizioni, che vedrà il cortile della scuola De Amicis risuonare di tradizioni diversissime e colorate.
VENERDI’ 14 GIUGNO 2024, ore 21.30
MUSICA ALLA SPINA, vicolo Grosso 3 (cortile della scuola De Amicis)
INGRESSO LIBERO
Il gruppo dei Musicanti è stato fondato nel 1995 da Domenico Torta ed è composto da otto elementi. Primo intento della formazione è stato quello di documentare e reinterpretare i repertori da ballo propri degli ensembles tradizionali del quintèt, del bandìn e dei musicant. L’impresa ha ottenuto gli esiti proposti potendo così recuperare un universo di suoni e pratiche musicali le cui radici profonde risalgono al periodo post-unitario, epoca di principale affermazione delle formazioni bandistiche e di utilizzo delle stesse competenze musicali per finalità rituali di altro tipo e con modalità differenziate di elaborazione del linguaggio-base. Pur muovendosi con una precisa attenzione filologica, e con un rispetto profondo per il bagaglio culturale di cui si sono fatti testimoni, Domenico Torta e i Musicanti non hanno mai interrotto il loro attivo servizio, in quanto apprezzati suonatori, in seno alle comunità di appartenenza e in numerose manifestazioni festive in Italia e all’estero quale gruppo ricreativo dotato di peculiare inventiva e senso ludico, riuscendo ad evitare le costrizioni di quel manierismo che accompagna spesso le operazioni di riproposta.I Musicanti hanno raggiunto il massimo grado di elaborazione e maturità artistica con l’attività teatrale: è qui che il racconto diventa suono e il suono acquisisce la capacità di evocare il mondo della memoria. Così nasce la prima pièce: “Ant j’euj na stòria…la nòsta” – c’era una volta un mondo contadino – che ricompone – con una variegata tavolozza di suoni – immagini e sensazioni, momenti di lavoro e festa, narrazioni leggendarie e aneddoti comuni, esperienze condivise a fianco di istanti unici e irripetibili, elementi tutti raccolti dagli autori all’interno dell’ampia messe di ricordi personali e della comunità.
Il titolo del secondo lavoro teatrale, attualmente in scena, “Se ij bogianen a bogio…pòrca miseria!” – storie di contadini e di emigranti del Piemonte – trova ispirazione nel luogo comune relativo alla scarsa mobilità dei piemontesi contenuta in questa precisa espressione ironica, in una canzone ottocentesca del celebre chansonnier piemontese Angelo Brofferio e si conclude con il rovesciamento dell’immagine, ripercorrendo la grande storia degli uomini che “fecero l’Italia”, i grandi Santi, le imponenti imprese e i coraggiosi progetti che dal nostro territorio presero l’avvio; nel mezzo si dipanano le tante piccole storie di miseria e fame che spinsero la popolazione ad allontanarsi dalle comunità rurali per cominciare una nuova esistenza nella grande città, di cui, sino ad allora, si era intravisto solo il lontano profilo, storie che costrinsero molti ad attraversare il vasto oceano tentando la sorte, non sempre benevola, nelle nuove terre della sognata Merica. Si costruisce in questo mondo un racconto etnografico strettamente legato ad un ambiente concreto, ove lo sguardo rivolto alla tradizione attraversa sempre il filtro della contemporaneità in un gioco di confronti e combinazioni. Il risultato che ne deriva è assai composito: le conoscenze musicali e gli elementi della teatralità popolare appresi attraverso uno studio attento e rivivificati con uno spontaneo slancio non si traducono in forme vuote, ma divengono materia pulsante; la ricerca costante e la continua sperimentazione eludono la minaccia dello stereotipo, la narrazione sublima il distacco temporale, l’elasticità dei testi in unione con l’abilità degli esecutori sono motivi di grande efficacia comunicativa. La rappresentazione infine di momenti significativi della vita comunitaria attraverso fondamentali spie uditive traccia le linee di un paesaggio sonoro oggetto insieme di studio scientifico e di rinnovata pratica.