ALLE FRONDE DEI SALICI
Cantare in esilio, cantare quando la tristezza sembra avere il sopravvento. Trovare la forza, il fiato, la voce per appoggiarsi all’arte e risorgere.
E’ il tema del Salmo 137, che chi è vicino al mondo corale conosce molto bene nella versione del “Va pensiero”, e che durante l’ultima Guerra mondiale ha trovato in Salvatore Quasimodo un eccezionale interprete.
E come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
il Salmo 137, una riflessione da Gianfranco Ravasi
Che fare? Cantare, tacere, soffocare i gemiti…
La storia del canto insegna che l’espressione condivisa è elemento di unione, di coraggio, di testimonianza. Pensiamo alla tradizione dei canti di lavoro, ai canti di schiavitù. Ai canti di ribellione e di rivolta, alle melodie che divengono patrimonio nazionale.
Ai Paesi dove il canto di insieme diviene simbolo di unione e di identità e dove davvero trova valore la parola “inno”.
Va pensiero, PoliEtnico, apertura di Biennale Democrazia 2019
Va pensiero, PoliEtnico, nel cortile del Parlamento Europeo 2019 (ph Davide Zappia)
Va pensiero, canto comune al termine di un Concerto (Casapinta, luglio 2019)
Va pensiero, Coro d’Argento, con Fulvio Chiara e Fabio Gorlier Teatro Baretti dicembre 2019