di Padre Armando Pierucci ofm
Il 15 giugno alle ore 21.00 verrà eseguita alla Chiesa di Maria Ausiliatrice la “Sinfonia Eucaristica”, composizione di Frate Armando Pierucci per soli, coro, flauto e orchestra l’archi. Si tratta di una suite di 12 brani composta a Gerusalemme, costituita da altrettanti canti rappresentanti delle religioni presenti a Gerusalemme. Interpreti della Sinfonia saranno i cori di Cantabile zero18 e Cantabile Fabbricadivoci, cui si aggiungeranno numerosi coristi di PoliEtnico (il coro del Politecnico), alcuni amici che hanno accettato di cantare con noi in questo progetto e l’orchestra d’archi di Pequenas Huellas. Il direttore sarà Giorgio Guiot. Prima dei dettagli tecnici e dei dati organizzativi, lasciamo però la parola a Padre Armando, che volentieri ha accettato di raccontarci la nascita di questa sua bella e preziosa composizione.
Io sono particolarmente orgoglioso della mia Sinfonia Eucaristica (SE), anche perché è sgorgata a Gerusalemme, la Città che le tre religioni monoteistiche ritengono Santa. Sono andato a Gerusalemme nel 1988, come organista del S. Sepolcro. Questa chiesa racchiude il Calvario, dove Gesù è stato crocifisso, e il S. Sepolcro, dal quale Gesù è risorto. Tutte le Confessioni Cristiane, a Gerusalemme ce ne sono 12, fanno riferimento al S. Sepolcro; da lì tutti i Cristiani sono nati; ma soltanto cinque Comunità Cristiane possono celebrarvi la loro liturgia; fra gli Ortodossi: i Greci, gli Armeni, i Copti e i Siriaci; fra i Cattolici, i Latini; poco fuori della porta hanno il loro nido gli Etiopi.
La liturgia dei Cristiani orientali è per la maggior parte cantata a cappella; qualche strumento ritmico raramente è usato. I Cattolici, invece, uniscono il suono dell’organo al canto. A volte succede che le liturgie si svolgano contemporaneamente. E’ facile quindi che l’organo sia visto dai non Cattolici come il fumo agli occhi, o percepito come la sirena dell’autoambulanza dagli orecchi. Giuro che non ho mai suonato fortissimo per far dispetto alle altre Confessioni; ma non ho rinunziato a solennizzare i vari momenti liturgici, a esprimere la gioia sorprendente che emana dal Luogo della Risurrezione.
Ricordo che in un giorno di festa in chiesa non c’era nessuno, se non i religiosi addetti al servizio liturgico. Al termine della S. Messa, coronata dal finale potente dell’organo, il P. Superiore degli Armeni mi viene incontro e mi chiede: “Ma per chi suona lei; non vede che non c’è nessuno?”. Era vero; non c’era nessuno: la guerra del Golfo al tempo di George W. Bush junior aveva congelato l’arrivo dei pellegrini da tutto il mondo. Non c’era nessuno, ma io non suonavo per la gente; suonavo per continuare la musica degli angeli che dalla prima Pasqua non cessano di festeggiare il Cristo risorto.
Una domenica mattina ho trovato davanti alla porticina della cantoria una grande busta di plastica; piena di che cosa? Ho visto soltanto emergervi un grosso chiodo, lungo più di un palmo; uno di quei chiodi che immaginiamo adatti a una crocifissione. Mi sono spaventato: i Copti, cioè gli Egiziani, sono famosi fin dal tempo di Mosè per le loro magie. Ho gettato la busta tra i rifiuti e tutto è finito lì.
Anzi no, non è finito. A poco a poco le melodie delle varie Chiese sono penetrate in me. Certo i cantori liturgici fanno quello che possono, ma le loro melodie risalgono al tempo degli Apostoli; addirittura i Copti sono orgogliosi di dire che il canto, che essi intonano per ricordare la sepoltura di Gesù, è la melodia che veniva cantata per la sepoltura dei Faraoni.
Il mio interesse alle tradizioni musicali delle Confessioni Cristiane si è fatto più consistente quando ho incontrato una signora della Svizzera, l’Avv. Vèronique Nebel. Lei, già alcuni anni prima, aveva fondato un movimento di preghiera per la Riconciliazione, l’Unità e la Pace fra i Cristiani, cominciando da Gerusalem- me; due o tre volte all’anno, attraverso molti canali televisivi cristiani, trasmetteva nel mondo una preghiera straordinaria e una presentazione approfondita delle singole Chiese. Una volta siamo andati al Conservatorio di Milano e l’Avv. Nebel ha esposto al presidente del Conservatorio, Sig. Arnoldo Mondadori Mosca, la sua attività ecumenica, chiedendo una collaborazione di carattere musicale.
“Si potrebbe fare una Messa, celebrata dalle 12 Chiese di Gerusalemme”, disse il Sig. Mondadori. “
No, né gli uni né gli altri accetterebbero di celebrare una Messa insieme”.
Ma ormai l’idea era buttata.
Decidemmo così di seguire la scaletta di una celebrazione eucaristica: Preludio, Atto penitenziale, Kyrie, Gloria, Alleluia, e così via; e di prendere una melodia da ognuna delle 12 Chiese presenti a Gerusalemme; una melodia ebraica e una melodia islamica per il Preludio. Io avrei cercato e usato le varie melodie, sviluppandole per solo, coro, orchestra d’archi e flauto.
Ora il problema era quello di trovare singole melodie delle 12 Chiese. Le varie Comunità sono gelose dei loro canti sacri; non permettono che siano usati al di fuori della loro liturgia. “Perché l’organista del S. Sepolcro chiede un nostro canto? Cosa ne vuol fare?”. Senza dire che poche Chiese orientali hanno una notazione scritta; molte trasmettono oralmente il repertorio; e tutte hanno una divisione della scala musicale non temperata. Ottenere quei canti, notarli è stato un rompicapo interminabile; e alla fine metterli sulla tastiera era come metterli su un letto di Procuste.
Al termine del lavoro l’Avv. Vèronique Nebel ottenne dai Francescani di Terra Santa di utilizzare il giardino del Getsemani, il luogo in cui Gesù si ritirava a pregare quando era a Gerusalemme, il luogo in cui il Giovedì, precedente la sua morte, sudò sangue. Qui venne eseguita per la prima volta la SE. Vennero i Capi- Chiesa di tutte le Confessioni Cristiane, Rappresentanti Israeliti e Islamici, e una folla immensa. Dopo il Preludio i singoli cantori liturgici intonavano il canto come viene eseguito nelle loro celebrazioni; solisti, coro, orchestra d’archi e flauto del Conservatorio di Matera eseguivano lo sviluppo corale e sinfonico da me composto. Per quanto divisi, i Cristiani di Gerusalemme conoscono le melodie di tutte le Chiese. Avveniva allora, di tanto in tanto, che tutti canticchiavano la melodia principale. Il Comune di Gerusalemme aveva fermato il traffico sulla strada adiacente al Getsemani; al tramonto il minareto invitava alla pre- ghiera della sera. In quel momento Gerusalemme era davvero la Città Santa, unita in un’immensa sinfonia della Preghiera.
E io adesso non sono più l’organista del S. Sepolcro; mi sento il musicista dei Cristiani di Gerusalemme. E tutti sono orgogliosi di me.